Beatrice Bracco
 
Da gennaio 2013 la scuola ha un nuovo assetto, una nuova struttura interna, che si è resa necessaria dopo la perdita di Beatrice Bracco, regista e insegnante di teatro nonché fondatrice della scuola che porta il suo nome. Questa riorganizzazione non ha comportato interruzioni per la realtà attiva e operativa della scuola, che prosegue con le stesse lezioni e gli stessi professori che fin qui hanno accompagnato Beatrice. Il corpo insegnanti è costituito da ex allievi e collaboratori, tra cui brilla ed emerge Sabrina Galateri, inseriti ormai da anni nella scuola; persone che con Beatrice hanno condiviso un percorso educativo e formativo, che hanno vissuto e sperimentato in prima persona la validità del suo metodo, comprendendo e assimilando in modo profondo il suo lavoro, fino a farlo proprio.
Queste persone muovono dagli stessi presupposti di Beatrice in direzione della trasmissione della sua lezione, del suo modo di essere e di comprendere le cose, per non fermare quel meraviglioso flusso di eventi cui lei ha dato inizio. Se è vero che Beatrice è una figura insostituibile all’interno scuola, è altrettanto vero che i suoi insegnamenti costituiscono quella continuità e quel legame che non ha subito variazioni nel passaggio tra una scuola alla cui conduzione vi era lei, e quella presente in cui le sono succeduti insegnati e allievi a lei più vicini.
Beatrice Bracco ha lasciato oltre ai tanti anni d’insegnamento, una serie di appunti e registrazioni, grazie ai quali è in fase di redazione un testo che ne ricostruisce e sistematizza il metodo di insegnamento, con lo scopo di supportare il lavoro della scuola e fissare il contributo alla storia del teatro di questa grande insegnate.
Beatrice ha impegnato la propria vita, la propria creatività, al servizio del teatro e dell’insegnamento teatrale. Seguendo il suo modello, la scuola si pone il fine di continuare la strada da lei iniziata, di portare gli allievi a sviluppare quella capacità di entrare e avere la comprensione di oggetti ed emozioni esterne, di partecipare a idee e sentimenti altrui, ovvero di fare tutto quel lavoro che porta l’attore a:
«Vivere sul palco, rispondendo a una realtà immaginaria, come se fosse vera, sapendo che non lo è, ma permettendo che ci tocchi come se lo fosse». B.B.